FRIGORIFERO “TELEFONO-CASA”

Sono seduta al mio solito tavolino, nella stanzetta accanto alla lavanderia, e sto lavorando al mio diario con il mio nuovo computer portatile.
Con un click del mouse senza fili ho aperto il mio diario elettronico segreto, ed il computer mi ha prontamente richiesto una password per potervi accedere.
L’ho inserita senza battere tasti sulla tastiera, perché è una password speciale super-sicura: consiste nel volteggiare le mani in una maniera particolare, in piedi davanti al computer.
Utente riconosciuto, accesso consentito, documento aperto.
Le mie dita si accingono a riportare sulla tastiera tutte le mie confessioni più intime, le mie fantasie, i miei dolori, ma un pensiero mi trafigge la mente come una freccia fine quanto un ago: ma non esiste un sistema più veloce dell’usare la tastiera? Che ne so… scrivere sullo schermo con qualcosa… cose così.
Ma certo! Perché mai non ci ho pensato prima?
Mi precipito verso il frigorifero travolgendo le stanze che oltrepasso, recupero il necessario e torno indietro come una furia, pronta ad operare la modifica ad alta tecnologia: stacco letteralmente lo schermo usando un panetto di burro a mo’ di piede di porco, per fare leva sui perni che lo tengono saldo alla base, ed in pochi istanti eccomi pronta a scrivere il mio diario direttamente sullo schermo.
Una matita a carboncino è proprio quel che ci vuole: sono pronta, inizio a raccontare della fantastica domenica che ho passato con J al mare.
Abbiamo fatto una lunga passeggiata sulla sabbia, con l’acqua che ci bagnava le caviglie, ed ogni tanto io raccoglievo qualche bella conchiglia da usare come tazzine per il caffè perché il servizio che mi ha regalato nonna Adelaide è finito in frantumi…

Ma cosa succede? Le prime parole che ho scritto cominciano a svanire, come se fossero cancellate da una gomma invisibile!
Non mi perdo d’animo: prendo il pennarello indelebile e riscrivo velocemente le parole svanite, poi proseguo sulle scritte ancora presenti, ripassandole con precisione: ora non svaniranno più così facilmente.
Resto qualche istante lì a contemplare il bel lavoretto che ho fatto, e sto per riprendere il racconto quando noto una leggera sbavatura dell’inchiostro attorno alle prime parole che ho scritto, poi la deformazione si estende man mano alle parole seguenti, alla stessa velocità con cui le avevo scritte io…
La sbavatura diventa man mano più accentuata, finché i tratti delle singole lettere si uniscono in cumuli informi di inchiostro, e si amalgamano: l’inchiostro è tornato liquido, e come le gocce d’acqua svaniscono su una piastra rovente, le gocce di nero indelebile vengono assorbite dallo schermo, lasciando al loro posto lo sfondo bianco del documento “Diario - TROP SECRET” che avevo aperto.
Che disperazione! Così non riuscirò mai a finire di raccontare!
E pensare… che ho raccolto conchiglie così belle… beh, che dire, non saranno mai grandi come la conchiglia che mi ha portato il mio amico Z da Capo Verde, e che ora uso come portamatite… però a me piacciono anche così piccoline.

Quanto mi piacerebbe essere a Capo Verde… invece ho solo sta conchigliona qui, e al massimo posso ascoltare … il rumore del mare!! Ma certo, è così chiaro! Per essere a Capo Verde mi basterà ascoltare la conchiglia che mi ha portato Z!
Ribalto il guscio lasciando cadere matite ovunque, e me lo porto all’orecchio, e già pregusto il rumore delle onde…
Invece dalla conchiglia mi giunge una voce citofonica che mi ammonisce:
“Hai finito il burro!”
“Cooosa??”
“Non senti, sei sorda? Hai finito il burro!”
“Ma chi cavolo sei?!?!”
“Sono il frigorifero, volevo dirti che hai finito il burro, e anche a carote non andiamo tanto bene.
Inoltre…credo che mi stia venendo il raffreddore. Sai, sono allergico ai fermenti lattici.”
“Ma io volevo sentire il mare, vaffanculo!”
“Come osi parlarmi così!?!? L’hai voluto tu: sciopero! Rimango chiuso per 3 giorni!”
Improvvisamente mi ricordo che domani sera i genitori del mio fidanzato vengono per la prima volta a cena qui, e senza frigorifero sono perduta: ho detto loro che farò le lasagne al forno e la besciamella è già in frigo, pronta per essere spalmata sulla sfoglia che stenderò domani.
“Nooo!! Aiuto! Qualcuno mi aiuti!”
Mon mi resta altro da fare che chiamare i pompieri. Con una carota compongo il numero di emergenza sul disco numerato rotante “vecchio stile” che ora è comparso sulla conchiglia.
“Pronto, pompieri, aiuto! La mia besciamella è rimasta chiusa dentro il frigorifero!”
non c’è altro da aggiungere, il pompiere centralinista comprende la mia disperazione ed organizza un intervento; riaggancio fiduciosa la cornetta… pardon, la conchiglia.
E ora che si fa? La preoccupazione mi ha svuotato la testa da ogni altro pensiero fuorché la besciamella, e sento un terribile desiderio di sfogarmi masticando qualcosa.
Mentre penso al nulla in preda al panico do un morso alla carota.
Giusto il tempo di deglutire il primo boccone, e suonano alla porta; è un pompiere.
Ha il cappello da pompiere in testa, gli stivali protettivi la giacca rossa da pompiere, ma.. sopra alla giacca porta un grembiule da salumiere.
“Salve signorina, sono il suo pompiere di fiducia. È qui che manca il burro?”
Mi consegna un panetto di burro appena uscito di frigo, poi mi da un lunghissimo, passionalissimo ed ardente bacio alla francese stringendomi a sé mentre io reggo in mano il panetto di burro.
Dopodiché… porta due dita verso il cappello in segno di saluto, si gira… e se ne va, lasciandomi con, una carota morsicata nella mano sinistra, un panetto di burro appena stritolato nella mano destra, ed in cucina un frigorifero imbronciato che non si vuole aprire.