Costruendo Utopia

(Daniela Fogli - settembre 2009)

Un paio di mesi fa mi sono ritrovata tra le mani una copia di “Utopia” di Thomas More. Ero nei pressi di Granada e sfogliare la versione in spagnolo trovata nella casa in riva al mare di alcuni amici è stato una totale rivelazione: ecco il tipo di mondo che vorrei! Effettivamente viene da pensare che il titolo stesso si riferisca a qualcosa di irrealizzabile, ma di fatto si potrebbe rovesciare la medaglia.
Il termine “utopia” infatti è stato coniato dallo stesso Thomas More nel 1500 ed è entrato pian piano a far parte del nostro vocabolario con quell’accezione. Ma chi ci dice che non stiano maturando i tempi affinché ciò che per secoli ha avuto un significato non possa diventare una realtà concreta ribaltando così il senso del termine stesso?
La società teorizzata da Thomas More è già tutto tranne che un’utopia perché, udite udite, esistono già i primi segni di un mondo alternativo a quello convenzionale: una società che si basa proprio su quei principi descritti dal More nel suo saggio.
Quando penso all’epoca in cui sono nata le prime parole che mi vengono in mente sono Capitalismo e Consumismo, ma sappiamo bene che il basarsi quasi solo ed esclusivamente sul Prodotto Interno Lordo non si è rivelata una scelta di successo o quantomeno ora non basta più.
Che stia finalmente arrivando l’epoca della solidarietà e di un benessere senza sprechi o violenze a noi stessi e al nostro pianeta? Come costruirne solide fondamenta senza sgretolare ciò che è stato fatto finora, senza traumatiche rivoluzioni o paradossalmente ulteriori innaturali stravolgimenti? Come realizzare concretamente la società e la forma di governo teorizzata da T. More?
E’ chiaro che c’è molto da fare e come da sempre nella storia dalle ceneri di un sistema che non funziona prevarrà il più forte, quello più capace di raccogliere consensi già diffusi e latenti da tempo, quello più brillante nel raccogliere le istanze dei più. Ma l’unica cosa che ci rimane da fare non è forse provare a dire la nostra, unirci a chi guarda nella nostra stessa direzione, operare in questa società così com’è ora modificandola con partecipazione trainante e progredire facendoci delle domande a cui trovare risposte? Questa ovviamente era retorica.
Intanto non mi voglio perdere nemmeno una stella cadente o infreddolita, per talento personale nel recupero di situazioni disperate o per puro egoistico placet experiri.
Ai posteri l’ardua sentenza.


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