La sedia rossa

Guardo dall'oblò
di questa porta
l'angolo buio
di un ricordo.
La sedia rossa
dove siedi tu,
un foglio
sul tavolino
in compagnia
di quel che ero.
Nel locale
musica alta
che non ci piace più,
gesti e parole
di un passato
che ci appare lontano,
non c'è più trasporto
nella scontatezza.

Guardo noi
chine sul foglio,
io a correggere
ossessivamente
le tue parole sbagliate,
volutamente sbagliate
per stravolgerne il senso.
Guardo noi
chine sul foglio,
a difenderci l'una dall'altra
o forse ognuna
a difendersi da se stessa.
Mentre tu
camuffi pezzi di te
quelli più veri,
io cancello
le apparenze illogiche
le immagini fuorvianti.

Vorrei tornare indietro
per saper tradurre
il tuo codice,
per fidarmi,
per capire che era
solo un gioco.
Vorrei tornare indietro
per rassicurarti
per rassicurarmi
che saremmo cambiate,
una volta cresciute
avremmo capito
che sono state
le parole taciute
ad avere quel senso
condiviso
che stavamo cercando.

Le nostre verità
ora sono appese
al vetro
dei nostri occhi
illuminate
da silenzi di parole
tralasciate.


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