Emoicone

“Solo seduto sulla panchina del porto, guardo le navi partir”; così cantava Zucchero, così cantava l’originale in inglese “Sitting on the dock of the bay, watching the ships leaving”.

Iconografia di un’emozione.

Il mondo umano è fatto in gran parte di emozioni.

Proverò a raccontarti l’arrivo a casa mia con una serie di “emoicone”, dal tragitto lavoro-casa, fino agli ultimi 500 metri, il parcheggio davanti casa, la cerca delle chiavi e l’apertura della porta, l’ingresso in casa, la “caduta” sul divano, il relax…poi la “riattivazione” per preparare da mangiare, il cibo sul fuoco, la cena, la pausa finale ancora seduto a tavola…e così ancora fino all’addormentamento.

C’è un cercatore. E una bicicletta. Sotto al cercatore. Pedalano entrambi: ogni bicicletta è un destriero che fatica assieme a te. Il cercatore non sa cosa sta cercando, ma sa che oggi doveva esplorare la parete di quella montagna. Non ha trovato granchè: nella bisaccia ha riposto qualche erba, qualche radice, bacche, uno strano frutto.

Il cercatore e il suo destriero stanno faticando da parecchio tempo: la strada per casa è lunga, ma ormai è finita, ormai il boia è pronto con la sua scure e sta per decapitare anche questa giornata. La tana guarda lo scoiattolo che da lontano si avvicina dimenandosi nervosamente con il suo carico di ghiande. Davanti alla cassaforte il ladro cerca la combinazione giusta per aprirla: conosce la combinazione, eppure ogni sera deve cercarla nuovamente come un nuovo Sisifo. Bastano due giri, un tocco e Sesamo si apre con movimento lento ma costante, come un’ostrica aprendosi accoglierebbe una perla che torna nella sua dimora.

Un robot si adagia nel divano e si auto-disattiva. Come tutti i robot disattivati non sa quanto tempo passi prima che qualcuno ritorni a premere il tasto “Power On”; sa solo che un millisecondo dopo è pronto per eseguire tutto ciò che gli viene ordinato. Un automa ordina a sé stesso di aver fame e di prepararsi la cena.

L’alchimista comincia a ragionare su quali sostanze possono essere aggiunte al piombo dei recipienti affinchè esse vengano tramutate in oro. Ragiona sui fallimenti dei giorni passati, fantastica sui riflessi di mille gialli cangianti e sul peso, sul peso..il peso..peso d’oro, sì, oro. Prende una decisione e comincia a preparare gli ingredienti.

E’ una preparazione semplice, ma la tensione e l’eccitazione è stancante. Dopotutto, un Samurai deve pure fare pratica prima della battaglia. Ci vuole tenacia, attitudine, e bisogna fissare l’obiettivo.

Un feroce felino affamato guarda il fuoco che accerchia una preda spaventata: è la sua cena. Basta solo avere pazienza, basta aspettare ancora un pochettino e il fuoco si spegnerà, e la cena sarà pronta. Nell’attesa, il solo pensiero del sapore in bocca…riempie lo stomaco di crampi; meglio pensare a qualcosa…qualcosa…di…altro. Un felino selvaggio non è capace di pensare a cose complicate in generale, ma mentre guarda la cena arrostirsi viva l’unica cosa che può ragionare è: nulla; un nulla lungo parecchi minuti, un vuoto spazio-tempo che riempie la fame.

Solo uno scienziato può capire la soddisfazione di un esperimento ben riuscito: quando le cose funzionano come si vorrebbe, anche se sono cose inanimate e indegne di affetto vien voglia di abbracciarle, baciarle…morderle…mangiarle. Ah! La soddisfazione di mangiare il proprio esperimento! Non c’è nulla di più appagante, a parte…

A parte dopo cena restare lì, seduti a tavola, con il piatto vuoto, la forchetta sporca, a contemplare le stelle che si immaginano essere nel cielo oltre il soffitto.

Buon appetito.


Puntano qui