(Mirko Graziani - 20210302)
Il ritmo tribale della lavastoviglie Mentre piove sapone dentro di sé Ed i gemiti di piacere del frigorifero Nel contare le birre che tiene al fresco Che poi, soddisfatto ed ebbro, Fa schioccare il compressore Nella pausa di silenzio Tra un cosa si mangia stasera E un non lo so. Li lasciamo fare, stesi sul divano Tu con le gambe aperte Io con la testa sul cuscino Il cuscino fra le tue gambe Le mie gambe sotto la coperta L'internet nuovo, gratis Col limite alto, che è quasi gratis no? Così puoi possiamo puoi Guardare Sanremo E nella mia testa una musica, una canzone TUNZ Sulla mia bocca un sorriso complice Pensando al dondolare sessuale Della lavatrice, stanotte Nel buio del bagno, quella porca, laverà i panni Incitando sé stessa ad ogni giro di cestello. ooooOOOOiiiiiihhhh, ooooOOOOiiiiiihhhh, ooooOOOOiiiiiihhhh, ... Poi la centrifuga finale e Stremata Squirterà nel tubo di scarico. Che ora è? È finito il festival? Ah. Allora continuo a scrivere È il momento del pistolotto sul COVID La mascherina, l'infermiera, il simbolo della lotta E cosi, eh giàh Non abbassate la guardia, mi raccomando Mi raccomando, cani di merda che abbaiate notte e giorno qui sotto la nostra finestra ad ogni foglia secca che si muove o che non si muove Pausa pubblicitaria, smetti di dormire Vai a pisciare, principessa Bevi un po' d'acqua E torna a sognare altri ventisette minuti Sogna il veleno, il veleno per cani Canidimerda lasciati lì fuori A cercare di pulirsi il culo Con la lingua secca per il troppo abbaiare Padronidimerda che li hanno desiderati Poi voluti, poi pretesi, e avuti Usati per la durata di Tre ossi di bue belli grossi Da rosicchiare Dieci bastoni da riportare Correndo fino alla fine del giardino, Alla fine alla fine.. li hanno lasciati lì da soli Ad ascoltare Sanremo da dietro i vetri Fuori dai vetri I tubi di scarico delle caldaie alle 5 di mattina Cantano il mantra della doccia dei lavoratori precoci Che dormono poco, pochissimo, malissimo Un sonno pesante di una vita al contrario Colazione all'americana la sera tardi Sveglia presto, poco dopo il sole Che sembra un po' il tramonto Si spaccano la schiena al lavoro invece di farsela piegare dai figli E guardano Sanremo in trance, Con gli occhi piccoli piccoli da un pianeta lontano Ogni tanto tornano sulla terra Che ora è? È finito il festival? Ah. Allora continuo a scrivere Stasera mi bruciano gli occhi da un mese O forse anche da due anni Andrei volentieri dal medico a farmeli guardare A sentirmi raccontare un po' di vaccate Di nomi di malattie e di medicine Purché alla fine si trovi una cura Ma la cura non c'è Guardami gli occhi tu, Dimmi se sono ancora castani I tuoi..mmmh sì e no, come sempre Un misto anche di grigio, di verde, di boh A seconda delle opinioni degli occhi degli altri. Che ora è? È finito il festival? Ah. Allora continuo a scrivere Uh, zitti zitti zitti Che c'è quello bravo, strano, fico Non necessariamente in quest'ordine Magari è pure un genio, che ne sai Della quarta parola che viene uccisa Nelle terne retoriche delle poesie E delle canzoni, compresa questa brutta Di questo bravo Che scrive bene e canta bene Che però, devo dirtelo, nel frattempo Il pigolìo di fine lavaggio della lavastoviglie Mi è apparso più gradevole, ecco. Mi metto a pensare ad altro per sopravvivere Alle immagini che i suoni provocano nella mia mente I suoni che le immagini mi disegnano in fondo alla gola, là dietro, alla base del cervello Là dove canto continuamente fra me e me Tu dici che piove ed io canto senti come piove Apri la finestra ed io canto splendida giornata E le giornate saranno sempre più belle da oggi fino a quest'estate. Che ora è? È finito il festival? Ah. Va bè dai fanculo, vado a letto lo stesso.
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