Mio Babbo

Si sveglia alle 6.30 al mattino per svegliare mio fratello, che se no quel pelandrone COL CAVOLO che riesce a prendere in tempo l’autobus x andare a scuola.

Torna a letto (sul divano, perché se torna a letto poi va a finire che sveglia mia mamma) 15÷20 minuti mentre mio frà si pappa la colazione; si alza di nuovo e porta mio frà alla stazione degli autobus; se invece il tempo è buono, dai, può dormire perché la bestia a prendere l’autobus ci va col motorino.

Dorme (sul divano) fino alle 7.50, quando mia mamma gli dice «dai, è ora!»; io quella frase la odierei, se fossi in lui. Sembrano le parole di un demone che è venuto per portarti via.

Va a lavorare e per fortuna arriva alle 8 meno 10 (secondi) se no gli tocca stare mezz’ora in più. Questa mattina è dura: c’è il capo che gli girano le palle e non gli va bene nemmeno se gli dici che va bene come dice lui. È dura, ha proprio voglia di scaricare i nervi. Su mio babbo, ovviamente.

Dopo 4 ore di martellate sull’acciaio, tornio, fresa, viti, bulloni, colpi, fischi, strisciamenti, urlacci e bestemmie, torna a casa e mangia sereno; speriamo però che oggi non ci sia uno di quei (tanti) cibi che gli fa venire il bruciore di stomaco.

Si appisola sul divano, ascoltando qualche brutta notizia al telegiornale.

Si sveglia alle 13.50, quando mia mamma gli ripete «dai, è ora!» e va al lavoro.

Al lavoro è difficile capire se è mattina o pomeriggio: il capo è incazzato nero come prima, i rumori sono gli stessi e di quei 5000 pezzi di metallo da rettificare per martedì non sono ancora diventati nemmeno 2500.

Torna la sera stanco, ma non se ne rende conto, perché il suo fisico e la sua mente sono intorpiditi da anni di lavoro sempre uguale, che giorno dopo giorno, oscillando in una giostra di abitudini quotidiane, lo ha ipnotizzato.

Si cena! Carne in graticola, è un piacere cuocerla, è un piacere mangiarla.

La serata al bar è d’obbligo; un po’ per vedere gli amici e un po’ perché non si può certo dire che mia mamma sia molto di compagnia: l’unica cosa che sa dire è che bisognerebbe pulire di qua e di su. E se si parla di qualcos’altro lei comunque arriva in qualche modo a sentenziare se è una cosa pulita o sporca.

Mio babbo fuma. Fumava molto, ma poi io e mia mamma gli abbiamo rotto tanto il cazzo che ora va a fumare fuori, davanti al giardino di casa, in meditazione. Si potrebbe dire che gli ha fatto bene, perché ora fuma di meno.

In realtà il motivo è che stava iniziando a tossire un po’ troppo… è stato male e ha avuto paura, così ha deciso di fumare un po’ meno.

Mio babbo fuma. Ha la tosse in continuazione.

Forse fuma ancora molto, ma non si fa vedere da noi.

Mio babbo potrebbe non avere solamente la tosse.

Mio babbo è felice quando fuma, e in quei momenti, davanti al giardino, noi non usciamo mai, per non disturbare il suo microcosmo; in quei momenti fuma, sta male, ed è felice.

Mio babbo fuma felice, il fumo forse lo ucciderà, e io non lo faccio smettere.

Non lo farò smettere mai.


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